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Presidente e Direttore rispondono alle Polemiche

20 marzo 2013–20 marzo 2013

Il fumo e l’arrosto

L’articolo “MA*GA e il fumo negli occhi” pubblicato domenica 17 marzo sul sito www.selgallarate.it e ripreso il giorno dopo da alcuni organi di stampa locale presenta il punto di vista di SEL sulla situazione del Museo MA*GA e della fondazione Zanella; un punto di vista che sembra allinearsi a quanto proposto di recente anche da altre parti politiche (basti citare, per esempio, alcune posizioni espresse dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle).
Sembra ormai che sparare sul MA*GA e soprattutto sulla Fondazione sia diventato lo sport preferito da alcuni politici gallaratesi, come se le difficoltà economico-finanziarie che la città deve oggi affrontare siano legate a una “presunta” inefficienza della Fondazione Zanella e  pigrizia dei suoi dipendenti.
Il fatto che questa posizione sia adesso espressa anche da chi fa parte della maggioranza che governa Gallarate da quasi due anni ci impone di rispondere almeno alle principali inesattezze contenute nelle affermazioni di SEL, con l’obiettivo di fare chiarezza e nell’auspicio che questa chiarezza possa contribuire a instaurare un rapporto di serio confronto e di rispetto reciproco che è indispensabile perché il MA*GA continui a essere uno dei motori della cultura gallaratese come lo è stato, sotto nomi diversi, negli ultimi cinquant’anni.

Nell’articolo citato sopra si dichiara che il MA*GA è “una grande opera costruita per l’egocentrismo di pochi”. Si dimentica però che il Museo trova le sue radici nella prima edizione del Premio Gallarate (anno 1950) e che la sua storia è fatta di volontariato e di passione di centinaia di cittadini, di coinvolgimento di tutte le amministrazioni che hanno governato la città da allora fino ad oggi, indipendentemente dal fatto che fossero di centro, di destra o di sinistra.
Si dimentica la storia di una città che per almeno due decenni (1980-2000) ha discusso nelle sedi politiche e istituzionali se e dove collocare il suo Museo, che intanto continuava a crescere in importanza e in dimensioni.
Si tralascia la storia di un museo che ottenne fin dal 2004 il riconoscimento ufficiale della Regione Lombardia, non per il fatto di essere un trampolino di lancio per la politica (allora non aveva la visibilità di oggi) ma in quanto museo capace di sostenere tutti gli impegni che lo rendono tale: collezione, sede, personale scientifico, attività educative per le scuole e il pubblico adulto, mostre storiche e rivolte a giovani. Un’attività seria, impostata liberamente e professionalmente, senza sprechi e con l'aiuto di molti volontari.
Questo patrimonio di persone e di idee è diventato la struttura portante del museo oggi chiamato MA*GA, un museo che si è sempre proposto come strumento democratico di crescita della società, aperto a tutti, bambini e giovani (52.799 in tre anni), adulti (105.000 in tre anni) e soprattutto attento a far crescere nei giovani il pensiero critico e la sapienza estetica proponendo loro di incontrarsi in un luogo libero e accogliente. Una nuova piazza, vera alternativa (possibile e auspicabile) ai non luoghi offerti dai centri commerciali.

Negli ultimi tre anni, dal 2010 al 2012, la città (attraverso i suoi amministratori) ha chiesto al MA*GA di portare grandi numeri di pubblico, di realizzare mostre dedicate a grandi maestri (Modigliani e Giacometti) o curate da personaggi noti al grande pubblico (Caroli), senza ricordarsi che le grandi mostre e i grandi personaggi richiedono altrettanto grandi spese.
Quest’anno invece, la città (sempre attraverso i suoi amministratori) sta imponendo al MA*GA un grosso sacrificio, azzerando le risorse per le mostre e riducendo in modo rilevante (più del 30%) anche il contributo storico (quello calcolato non sulla base delle spese degli ultimi anni, bensì sulla base dei costi sostenuti dalla GAM nel 2009, prima dell’inaugurazione del nuovo edificio e della costituzione della Fondazione Zanella). Insieme all’amministrazione comunale, la Fondazione Zanella ha intrapreso un percorso di coinvolgimento degli altri soci fondatori (MiBAC) e sostenitori (Regione Lombardia e Provincia di Varese) e degli altri stakeholder per recuperare quelle risorse che possano permettere di mantenere l’elevato (qualitativamente e quantitativamente) livello di attività svolte dal Museo. Sorprende rilevare che questo spirito non sia condiviso da una forza politica che di questa amministrazione fa parte.

Il museo cittadino … era anche pochissimo frequentato, dice l’articolo. Ebbene riportiamo alcuni dati, facilmente scaricabili dal nostro sito alla voce Fondazione, integrati con dati che ancora vanno pubblicati: il MAGA da marzo 2010 a dicembre 2012 è stato frequentato da 105 mila visitatori e 52.799 utenti delle numerosissime attività educative, con una flessione del 20% nel 2012 dovuta esclusivamente alla diminuzione delle iniziative espositive e del personale. Inoltre, prima dell’incendio il MA*GA era già un punto di incontro: di studenti universitari (oltre un centinaio tutti i giorni) che sceglievano il MA*GA come luogo di studio e conoscenza, di famiglie e bambini nei fine-settimana, di adulti attratti dalle conferenze gratuite offerte dal personale scientifico interno, di adolescenti seguiti dai servizi sociali di Gallarate e di Samarate che nel progetto MAG (museo aperto ai giovani) trovavano (e trovano ancora, nonostante le difficoltà nate dalla non disponibilità della sede) il loro punto di riferimento.
Ci sembra opportuno sottolineare anche il rapporto mantenuto negli anni passati con le scuole: per un lungo decennio il museo ha offerto una serie di iniziative didattiche a costi ridottissimi, con l’obiettivo di consentire a tutti gli studenti di capire l’arte con spirito critico; venire al museo non per fare una “gita” ma per imparare a capire e a ragionare, anche quando si parla di arte. Da quest’anno i costi sono raddoppiati e dal prossimo anno dovranno essere ulteriormente aumentati per garantire la sostenibilità di quest’attività; un’attività che è essenziale per un’istituzione culturale e che però non trova più copertura nel solo contributo pubblico.

Infine (last but not least) il personale, i lavoratori. La Fondazione ha ereditato dalla GAM, e dunque dal museo civico (cioè dal Comune), numerosi contratti precari. Attraverso le opportune delibere del suo Consiglio di Gestione, la Fondazione sta cercando di regolarizzare le posizioni lottando tuttavia con i tagli e le sempre maggiori ristrettezze economiche. Numerosi sono i contratti non rinnovati e quelli che a scadenza non potranno essere rinnovati se non a fronte di entrate certe, da parte delle scuole, del pubblico, degli utenti del museo, chiamati a pagare direttamente il servizio offerto dal Museo. Questa è la realtà dei fatti. Senza personale non ci saranno attività. La propaganda con le gambe corte è far credere che una struttura complessa come un Museo possa sopravvivere senza fondi, senza personale, senza mostre, senza iniziative. Potrà al massimo diventare un appassito luogo senza voce e senza anima.

Senza retorica e senza polemica vogliamo ricordare una lettera aperta scritta nel 2003 da Angelo Bruno Protasoni all’allora Assessore Roberto Delodovici e pubblicata sulla Prealpina. In quella lettera, intitolata «Abbia la nostra città uno scatto d’orgoglio», si leggeva la consapevolezza che Gallarate aveva, allora, cinque grandi poli culturali: l’Istituto Aloisianum, la Biblioteca civica, la Galleria d’Arte Moderna, la Società per gli Studi Patri, e il Teatro delle Arti. Si invitava l’amministrazione «a uno scatto d’orgoglio … il libro antico, l’arte moderna e il design, la storia e la filosofia, il jazz, sono solo alcuni dei temi su cui innestare nuove iniziative che possono far tornare grande e attrattiva questa nostra città. Certo – concludeva allora Protasoni – per poter avere dei risultati bisogna “pensare in grande” e volare alto … si faccia consigliare ed aiutare (l’allora assessore) dai tanti uomini di cultura che operano in città … si affidi a loro con fiducia e coordini il loro lavoro.»

Non troviamo parole più adatte di queste per dare una risposta alle difficoltà dell’oggi.

Il Presidente e il Direttore del MA*GA