Binta Diaw
24 ottobre 2020–08 novembre 2020
Binta Diaw
Nero Sangue
24 ottobre - 8 novembre 2020
Il progetto è parte di The Recovery Plan:
https://www.museomaga.it//attivita/381/the-recovery-plan
Nero Sangue è un’installazione che riflette sulla sistematica violenza esperienziata dai corpi neri di migranti e lavoratori nei campi di pomodori. La mostra nasce da una ricerca che vede un legame tra l’organicità del pomodoro e quella del corpo nero.
Quest’ultimo raccogliendo la materia prima, in condizioni di estrema precarietà e vulnerabilità, entra a far parte di un loop: un vortice che che lo travolge e coinvolge fisicamente e mentalmente in uno stato di “sfruttamento meccanico”.
Con Angelica Pesarini, nasce un interesse nel far emergere l’intensa connessione che unisce il passato coloniale, fascista Italiano e l’attuale violenza razziale, fisica, verbale e psicologica subita dai migranti e dalle migranti di oggi.
Qui il contributo testuale di Angelica Pesarini:
“Nero Sangue” nasce da un'intensa collaborazione di scambi e conversazioni avvenuti con l’artista Binta Diaw.
Al centro di “Nero sangue” risiede il Corpo Nero, immerso in logiche di sfruttamento e controllo in cui il lavoro nei campi di pomodoro rimanda a pratiche di moderna schiavitù. Come afferma James Baldwin, la produzione storica del Corpo Nero è intrisa di dolore e terrore, è la fanonianaexpérience vécue du Noir,un'esperienza vissuta all'insegna di uno stato di cronica incertezza, che vede l’immagine del proprio corpo negata e cristallizzata dalla sguardo bianco.
A questo contesto fanno da cornice colonialismo e fascismo che disumanizzano il Corpo Nero ritraendolo immerso nella vegetazione, di spalle, seduto, circondato da bestiame. Immagini in cui emerge la volontà di mostrare una supposta superiorità fisica, mentale e tecnologica della “razza italiana”.
Il sangue diventa quindi un elemento centrale della narrazione: il sangue versato e onorato dei “caduti”, coloro che muoiono per difendere la razza e per dare all'Italia quel posto al sole tanto agognato tramite l'appropriazione indebita di terre e risorse, la creazione di campi di concentramento, l'uso di torture e armi chimiche. Il sangue però è anche quello che unisce e concede cittadinanza alle bambine e ai bambini ner_ nati in colonia,ius sanguinis, diritto di sangue. Il sangue è oggi l’elemento escludente, quello che impedisce a migliaia di persone nate/arrivate e cresciute in Italia di essere cittadin_ di questo paese.
E il sangue, è anche quello versato dal Corpo Nero, piegato nei campi a raccogliere pomodori, un corpo che muore per mancanza di acqua potabile, per mancanza di cure sanitarie, arso negli incendi causati da situazioni di pericolo in alloggi fatiscenti, o per condizioni di lavoro illegali.
Corpo, Nero, Rosso, Sangue.
Il Corpo Nero ci ha storicamente dimostrato la “fuggitività” (Moten e Harney) come arma di resistenza, come mezzo per spezzare catene, non solo fisiche. Il corpo è usato come mezzo per incidere la propria resistenza. Fuga, lotta, avvelenamenti, lingue segretamente parlate e lingue volutamente tagliate, mutilazioni auto inflitte: le strategie di resistenza nera passano dal corpo che da materia organica diventa corpo politico su cui iscrivere messaggi indelebili. Un corpo sotto minaccia di costante perdita, eppure, un corpo che si espone e resiste.
Questa è l'eredità dei nostri antenati. Il diritto di avere un Corpo.