FUSIONE A NEVE PERSA N.05
Alis/Filliol
2012
Tecnica
Scultura
Materiale
Alluminio
Misure
63X63X90
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 2014
N. Inventario
1326
Fusione a neve persa è il nome di un ciclo di sculture del duo torinese Alis/Filliol. Le due opere presentate al MAGA, Fusione n. 4 e Fusione
n. 5 appaiono come intricate strutture dove una componente artificiale, un aggregato di elementi dall’aspetto meccanico, si fonde con una serie di dettagli che appaiono più naturali, di matrice biologica e organica.
Le opere, nel loro insieme, appaiono però enigmatiche e fredde, ed è difficile per lo spettatore risalire al loro percorso di creazione. Processo, questo, fondamentale perché momento che registra l’ampiezza della ricerca che caratterizza l’opera dei due artisti. Infatti, analizzando tutti i passaggi dell’antica tecnica scultorea della “fusione a cera persa”, Alis/Filliol applicano un semplice, decisivo cambiamento: sostituiscono la terra refrattaria dentro cui tradizionalmente è situata l’anima in cera sulla quale colare il metallo, con la neve. Questo passaggio fa sì che, nel momento in cui un liquido viene versato all’interno dell’armatura, esso entra in contatto diretto con la neve che, sciogliendosi casualmente, a seconda della sua temperatura e densità, determina una nuova forma, nata dall’originale struttura pensata dagli artisti e precedentemente scavata nel blocco di neve, tramite dei semplici bastoni. In questo modo, risulta chiaro come parte del processo di creazione della scultura sfugga al controllo degli artisti. La scultura completa apparirà loro solo alla fine dell’intero ciclo di lavoro, sorprendendoli nella combinazione di elementi previsti e non, porzioni dell’opera che corrispondono a quell’alternarsi di parti artificiali e naturali di cui abbiamo parlato sopra. Oltre alla perdita di controllo sul “fare scultoreo” la ricerca di Alis/Filliol così riflette anche sull’importanza di una trasformazione che avviene, come ogni cosa in natura, in modo autonomo e celato, lontano da quella processualità,
aperta e partecipata, di matrice poverista. I due artisti, in questo modo, affermano il valore autonomo della scultura, dell’opera, il cui percorso è però generato da una complessa riflessione sulla materia e sulla sua capacità (anche autonoma) di azione. (AC)