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IMPERMANENT

Mario Rizzi

2007

Tecnica


Video

Materiale


DV film su Betacam SP

Misure


14'58''

Provenienza


XXVI Edizione Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate

N. Inventario


1445

Il lavoro di Mario Rizzi (1962) si occupa di vite al margine, concentrandosi su memorie collettive e storie individuali, spesso dimenticate o taciute, a partire dal concetto di confine, soprattutto in relazione alla questione dell’identità e a quella del senso di appartenenza. Le sue opere sono state esposte in istituzioni d’arte e festival cinematografici, tra cui: Berlinische Galerie, Berlino; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato; Badischer Kunstverein, Karlsruhe; MAXXI, Roma; MoMA PS1, New York; Van Abbemuseum, Eindhoven; 6a Biennale di Taipei; Tate Modern, Londra; 9a Biennale di Istanbul; 14ma Biennale di Sydney.
Rizzi ha vinto l’Italian Council nel 2018, nel 2012 il Production Program Award della Sharjah Art Foundation (Emirati Arabi), nel 2005 il Best Artist Prize alla 7ma Biennale di Sharjah e nel 2004 il premio Mulliqi in Kosovo. I suoi film sono stati selezionati per il concorso ufficiale del Festival del Cinema di Berlino, dell’International Film Festival di Ankara e di quello di Dubai.
L’opera filmica di Mario Rizzi è caratterizzata da un profondo interesse per il reale. Spiega l’artista in un’intervista con Cristiana Perrella (pubblicata su Artribune.
com nel dicembre 2015): “Se parliamo di linguaggi filmici, non credo che il mio lavoro possa essere considerato documentario in senso stretto, e lo dico senza alcun pregiudizio per il documentario. Certamente filmo il reale e non creo situazioni di fiction, ma il reale per me è un punto di partenza per creare nuove narrative che certamente riflettano la storia dei miei protagonisti ma che anche assumano un valore simbolico non necessariamente confinato agli eventi della loro vita”.
È il caso dell’opera Impermanent, che si concentra su Ali Akilah, medico palestinese novantaseienne, due volte rifugiato, nel 1948 e nel 1967. È nato e cresciuto a Lifta, il villaggio palestinese la cui area oggi corrisponde a Gerusalemme Ovest e Nord. Si è laureato in medicina a Beirut e ha lavorato a Haifa fino al 1948. Nel film, realizzato nella sua casa di Amman, racconta i momenti decisivi della sua vita. Le sue parole, evocative e carismatiche, sono pervase da un senso di sradicamento e di provvisorietà permanente. I ricordi di Akilah, oltre a tracciare un ritratto psicologico profondo della sua ricca personalità e intima sensibilità, sono uno strumento preziosissimo per riflettere sugli eventi storici che hanno portato alla diaspora palestinese e contribuiscono a migliorare la lettura del presente attraverso i racconti di prima mano di un testimone oculare. Sono al contempo storia orale e poesia pura.

Impermanent