AUTORITRATTO

Autoritratto è un’opera che evidenzia molto bene quello che Raffele De Grada ha definito il “secondo tempo” della pittura di Migneco, ovvero, quello del “realismo espressionista” che occupa l’attività dell’artista per tutto il corso degli anni cinquanta.  
Migneco si autoritrae a mezzobusto, con il classico berretto nero da pittore sul capo, il braccio destro alzato con la mano che stringe un pennello, strumento per eccellenza del suo lavoro. La figura sembra quasi voglia uscire dallo spazio dipinto per continuare a esistere all’esterno. 
In Autoritratto viene quindi messa in luce la valorizzazione orientaleggiante e schematica della linea compositiva che sintetizza le forme della figurazione finalizzata al racconto dell’esistenza umana.  
Migneco, inoltre, accosta a un’aggressività espressionistica un’inclinazione alla modulazione decorativa del colore: la sua tavolozza, infatti, cambia notevolmente rispetto al periodo pittorico precedente e diventa carica di colori vibranti. La pelle dell’artista si colora di un arancione bruciato, come se fosse fortemente abbronzata dal sole; il suo gilet è di un nero profondo con riflessi blu, mentre la camicia a scacchi si tinge di un azzurro cangiante così come i suoi occhi, fermi sull’osservatore.  
Il colore assume così una pienezza assoluta, tanto da diventare un’entità fluida e lucente, conferendo alla rappresentazione un’apparenza sfavillante. Questo colore così puro e disteso diventa capace di creare ordinati spazi che pietrificano il soggetto; la linea spessa dei contorni, inoltre, ingabbia come in un abbraccio la figura restituendole dignità e, al tempo stesso, ne controlla la resistente deformazione, qui diventata stilizzazione. 
Autoritratto partecipa alla Prima Edizione del Premio Nazionale di Pittura Città di Gallarate nel 1950. 
(MM)