SUPERFICIE A TESATURA VARIABILE 16 QUADRATI
Getulio Alviani
1962
Tecnica
Dipinto
Materiale
Alluminio su tavola
Misure
36 x 36 cm
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 1976
N. Inventario
212
Getulio Alviani accede alle ricerche dell’arte programmata nel 1960, forte di una visione teorica lucidissima, convinto della necessità di mettere in discussione lo statuto dell’opera d’arte e la sua funzione, sapiente del rapporto tra cultura e tecnologia, tra forma e funzione e del rinnovato rapporto tra l’artista e la sua produzione, come preannunciato nelle ricerche della scuola del Bauhaus o dei costruttivisti.
L’operazione di Alviani sarà semplice e radicale, svolta tutta sulla superficie, agita attraverso la luce, completa solo con il coinvolgimento fisico dello spettatore. I suoi lavori, come l’opera di questo museo, sono infatti bidimensionali e geometrici, composti da piastre metalliche affiancate, che hanno subito una diversa satinatura e pertanto rispondono alla luce in maniera differente. Questa modalità operativa implica dei fattori di confronto critico con le norme più generali di produrre e fruire arte: l’inganno del volume, tipico della pittura, è affidato all’azione della luce; esso è quindi reale, molto più di quello costruito con le pennellate.
Inoltre l’opera, essendo il risultato di un’azione tecnica e non poetica, è esente da sentimentalismi, può essere complessa ma non di maniera, e ripetibile perché, progettata e non frutto dell’istinto: come fu per Moholy-Nagy negli anni venti e per i suoi Telephonbild (opere realizzate al telefono), l’opera non comporta alcuna atletica da parte dell’artista. Chi invece, in questo caso, deve muoversi è lo spettatore. Com’è tipico nell’arte cinetica o programmata, lo spettatore è chiamato in causa: se ci spostiamo lievemente, anche solo oscillando, possiamo osservare l’opera cambiare, la luce correre sulla superficie, andare e venire sul metallo. Così ci accorgiamo che l’esperienza di quest’opera non è completa se noi non partecipiamo. Quello di Alviani è l’assioma generato da un idea plurale e progettuale dell’arte che generi possibilità e non soluzioni, percezioni non sentimenti, una situazione non un prodotto. (FMC)