VOLUME A MODULI SFASATI
Dadamaino
1960
Tecnica
Dipinto
Materiale
Plastica
Misure
100 x 100 cm
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 1976
N. Inventario
215
In generale, in un campo bianco, indefinito, un punto individua uno spazio. Se c’è un punto, dove prima era vuoto, ora abbiamo un riferimento a cui tornare con lo sguardo. Un punto è l’unità minima di spazio. Il punto è anche la particella più piccola del segno tracciato. La più piccola grafia e il più piccolo disegno. Quando vediamo il punto in un’opera d’arte sappiamo quindi che da quel minuscolo foro entrano le correnti dello spazio e del linguaggio. Con queste semplici avvertenze, quando guardiamo l’opera di Dadamaino sappiamo che si occupa di spazio, o di linguaggio, o di entrambe le cose. L’opera delle collezioni del Museo è del 1960, periodo in cui l’artista frequentava Manzoni, Castellani e tutto quel movimento di grande speculazione attorno ai temi dello spazio, del tempo, del rinnovamento dei codici e del ruolo dell’arte.
Si tratta di due fogli di plastica forati e sovrapposti con un lieve slittamento in modo che i fori dell’uno e dell’altro foglio non corrispondano precisamente. Non c’è pittura, né colore, né vernici che possano dare intensità differenti alle superfici; tuttavia il quadro ci appare velato di tonalità diverse e se lo osserviamo per alcuni istanti ci accorgiamo di alcune ombreggiature. Così, questa sequenza di punti regolare e ritmica, non ci appare come ordinata e razionale ma piuttosto come morbida e soffusa. Questo effetto è dato dai buchi sovrapposti i quali più sono coincidenti, più sono ampi, permettendo l’affaccio della profondità retrostante, buia. In questo modo l’artista rende lo spazio-profondità un elemento che compone l’opera. L’artista consegna a mezzi apparentemente inerti la capacità di creare un evento percettibile, un chiaroscuro realizzato dallo spazio, messo in scena con pochissimi elementi. Queste vibrazioni, ottenute per tracce minime, per ripetizioni ordinate o per flussi di segni, fatti attraverso forature o con nubi di tracciati a mordente, in forma di diario o gettati su un foglio a china, saranno, negli anni a seguire, l’alfabeto inesauribile di tutta la ricerca di Dadamaino. (FMC)