IDEA CRITICA PER UN MONUMENTO ALL'EROE
Floriano Bodini
1970
Tecnica
Scultura
Materiale
Bronzo
Misure
56 x 72 x 33 cm
Provenienza
Opera donata dall’artista nel 1985
N. Inventario
432
Idea critica per un monumento all’eroe è un’opera che vede allo stesso tempo la presenza di due differenti fasi nel percorso di Floriano Bodini: il retroterra culturale legato al Realismo esistenziale e l’affermazione di un nuovo linguaggio scultoreo. Celebre la lettura che fece di questo lavoro Mario De Micheli nel 1973: “Il classico monumento equestre, nelle sue [ di Bodini ] mani è diventato un fatto assolutamente diverso: il cavallo è ridotto a una testa equina su un corpo troncato e deposto sopra un dado che funge da geometrico piedistallo; mentre l’eroe, staccato dalla cavalcatura, in arcioni su di una sella vuota, si leva rigido nello spazio, mutilato delle braccia e delle gambe, anch’egli fissato su di una base cubica che ne fa un personaggio astratto, incredibile, il guerriero dimezzato di un tempo finito. E’ dunque veramente un’idea critica della celebrazione monumentale dell’eroe”.
Bodini vede la sua prima affermazione nella seconda metà degli anni ’50 entrando in relazione con artisti quali Guerreschi, Romagnoni e Ceretti e connotando così la sua ricerca come l’unica esperienza scultorea all’interno del gruppo del Realismo Esistenziale. L’opera di quegli anni, caratterizzata da un linguaggio di matrice espressionista, increspato e tragico, venne poi costantemente rielaborata fino alla presentazione nel 1968, presso la Galleria Gian Ferrari, del monumento dedicato a Papa Paolo VI. La scultura che si caratterizza per la potente sintesi tra elementi descrittivi e riduzione formale, segna un nuovo capitolo nell’opera dell’artista, andando ad influenzare l’attività dei decenni successivi. Idea critica per un monumento all’eroe si pone proprio all’interno di questo tracciato coniugando la riflessione esistenziale, la dimensione del monumento, dell’eroe e del mito contemporaneo, con una plastica misurata, che evita tautologie e ridondanze e sembra tornare a guardare la desolata solitudine dei manichini della pittura metafisica.
L’opera venne donata dall’artista steso nel 1985, in occasione della mostra personale dedicatagli dal museo proprio in quell’anno. (AC)