PAESAGGIO RIPETUTO N.6
Giannetto Bravi
1975
Tecnica
Collage
Materiale
Cartoline su tavola
Misure
80 x 100 cm
Provenienza
Opera donata dall’artista nel 1977
N. Inventario
248
Paesaggio ripetuto n. 6 è un’opera emblematica nel percorso di Bravi. Si tratta di una composizione di cartoline raffiguranti il Vesuvio, posizionate ordinatamente in fila, quasi a ottenere un motivo ornamentale. Il lavoro rientra nel progetto “Operazione Vesuvio”, voluto da Pierre Restany nei primi anni Settanta, e che avrebbe dovuto portare alla trasformazione della cima del vulcano in un luogo di interventi artistici sul tema della natura. Il progetto rimase tale, ma Bravi, particolarmente devoto all’icona partenopea per eccellenza, realizzò una serie di lavori e operazioni artistiche riferite al vulcano e alla sua dimensione mitica. In un primo momento, infatti, nel 1973, interpretò il tema in modo performativo, seguendo lo spirito degli anni Settanta, e inviando una serie di cartoline raffiguranti il Vesuvio ad alcuni influenti critici d’arte, tra cui lo stesso Restany. La sua era la testimonianza di un’azione meditata e continua sulla dimensione mitica della natura, in cui la cartolina diventava sia promemoria della natura, sia simbolo di un fanatismo popolare. Poi, la scelta di allineare le cartoline e monumentalizzare l’icona.
Nella sua ricerca artistica, in cui, fin dal 1972, compare la cartolina o l’immagine popolare, Bravi coniuga due poetiche: quella relativa a una semiotica sociale di radice folcloristica tutta italiana, ben rappresentata dall’opera Paesaggio ripetuto n. 6, e quella concettuale, di indagine sull’arte e i suoi complessi meccanismi di creazione e diffusione delle immagini, meccanismi sempre più condivisi con quelli dell’industria e della pubblicità. Restany, paragonando le opere di Bravi al noto artista pop Andy Warhol, che per primo replicò in arte le dinamiche della produzione seriale, non ne evidenzia tanto la struttura ripetitiva, quanto la modalità aggiuntiva, per “una nuova proposta di architettura del feticismo”. (LG)