L'ESCA
Innocente
1987
Tecnica
Dipinto
Materiale
Olio su tela
Misure
140 x 100 cm
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 1987
N. Inventario
487
Quando Innocente realizza L’esca, è un giovane artista rappresentante di quella tendenza, tutta italiana, nominata Nuovo futurismo. L’opera, caratterizzata da un’estetica decisa e squillante, racchiude in sé i segni, rielaborati, del futurismo storico e della più recente Pop Art. Le forme di Innocente, infatti, sono in genere appuntite, irregolari, brusche, ma non astratte: esse richiamano chiaramente le cifre futuristiche della stella e della folgore, simboli di energia, dinamismo, azione esplosiva. Eppure i colori, in particolare nell’opera L’esca, sono acidi, contrastanti e luminosi, in una parola “pop”. È proprio nella relazione tra tensioni opposte come quella futurista e quella pop che si forma il senso della ricerca di Innocente. Queste due tendenze da una parte coesistono, dall’altra vengono entrambe negate nei loro tratti più tipici. Dunque, il dinamismo delle forme non appare, nell’opera, finalizzato a un messaggio progressista, così come la chiassosità dei colori non porta a una seduzione estetica legata al mondo dei consumi, come avveniva per gli artisti della Pop Art. In L’esca c’è, semmai, una tensione verso il pericolo, l’inganno, un senso di insicurezza delle cose. Anche dal punto di vista della “confezione”, l’opera si colloca a metà tra il dipinto e l’oggetto, per via di questa forma anticonvenzionale dai profili frastagliati, vicina all’estetica degli altri componenti del gruppo del Nuovo futurismo.
Complessivamente, l’opera di Innocente appare molto compatta, tesa verso due sponde citazioniste, segnata dalla critica all’esaltazione incondizionata verso il futuro e alla pigrizia del consumismo.
Renato Barilli coniò per l’intero gruppo l’espressione, filosofica nel suo essere una contraddizione in termini, “ritorno al futuro”, ben suggerendo la tensione al rinnovamento (e una velata critica sociale) unita al senso di impossibilità di ritrovare il fresco e sordo entusiasmo futurista. (LG)