TRE LINEE CON ARABESCO 1444
Giorgio Griffa
1994
Tecnica
Dipinto
Materiale
Tempera su tela
Misure
118 x 60 cm
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate nel 1996
N. Inventario
727
L’opera che state osservando ha una semplicità visiva che non deve trarre in inganno. Sebbene possa apparire molto veloce nell’esecuzione non è sicuramente spiccia ed è tutt’altro che improvvisata. L’artista stesso afferma di usare ancora e spesso il disegno figurativo “per nutrire la mano, perché ce n’è bisogno facendo dei segni così elementari che possono diventare nulla”.
Come è evidente queste linee devono avere una giusta potenza e non il potere di descrivere o evocare immagini. Essi quindi non rappresentano ma sono. Sono eventi fatti di pittura che si susseguono, nel tempo, giorno dopo giorno e nello spazio, uguali e paralleli agli eventi della vita. Da ciò l’esigenza di dare vita a questi segni, realizzandoli con una cura suprema, affinché non corrano il rischio del nulla di cui sopra. La loro semplicità è la stessa delle azioni quotidiane, del tempo ripetuto di ogni giornata, “la metafora della perenne novità di ogni atto di vita”, a cui non si può rimproverare la monotonia poiché è proprio questa ciclicità a garantire l’esistenza. Un’attenzione al tempo che però trascende la cronaca, e si occupa del valore dell’intera durata: l’opera di Griffa è un processo continuo che ha attraversato età e fasi diverse; ma dalla prima mostra nel 1969, sono stati sempre segni semplici, talvolta solo primari, e una tela senza telaio.
L’opera di proprietà del MAGA appartiene a una serie chiamata appunto “tre linee con arabesco” realizzata negli anni novanta, in cui ogni pezzo è numerato e differente. Le tre linee variano d’intensità segno e grado, l’arabesco, la parte tondeggiante, quasi una scrittura, è l’unica costante. L’arabesco è quell’immagine-parola, quella decorazione fatta col linguaggio, col segno, con la geometria, a cui è affidato un grande potere spirituale. Nell’opera di Griffa è un suono di sottofondo comune, continuità nella differenza. In ultimo la tela grezza è una delle scelte più radicali dell’artista: essa può variare di dimensioni e consistenza, pari allo spazio che ogni giorno c’è dato di avere ed è lasciata volutamente in vista, cruda, non preparata, come lo è ogni esistenza. (FMC)