×

Affina la ricerca:
Vai al contenuto principale

SENZA TITOLO

Carlo Ciussi

1995

Tecnica


Dipinto

Materiale


Tecnica mista su tela

Misure


140 x 130 cm

Provenienza


Opera donata dal Premio Nazionale Arti Visive grazie al contributo Lions Club di Gallarate (Host e Seprio) nel 1996

N. Inventario


750

L’opera che ci troviamo di fronte è l’approdo di una lunga ricerca iniziata da giovanissimo, studente a Venezia, città della Biennale, in cui ciclicamente si è dibattuto e ancora si dibatte di attualità e dei suoi valori. Questa ricerca, inizialmente provocata da una gestualità informale, è passata negli anni sessanta attraverso la realizzazione di opere dalla geometria più limpida, regolare, che si è assottigliata nel corso degli anni ottanta diventando un segno; dapprima molto tondeggiante e ritmato è oggi diventato, nella formula più leggera e sospesa che stiamo osservando, la cifra più riconoscibile dell’artista.
Comune a tutte le fasi attraversate, è una cura particolare per il vuoto, per l’assenza, la cancellazione di un segno, la comparsa di una forma attraverso il suo negativo, come se tutta l’opera di Ciussi si fosse esercitata, nel tempo, nella materia dell’apparire e scomparire.
Così nell’opera di proprietà delle collezioni del MAGA la cosa che colpisce per prima è un andamento vivace di frammenti di linea, tutti omogenei ma tutti separati e orientati diversamente, a sembrare dispersi nello spazio. Questo spazio è in realtà il colore della superficie che, giocando ora con ombreggiature ora con colpi di chiaro, ci sembra diventato atmosfera, nebbia, un fondo velato e indefinibile. Così tutta la composizione non ha un orizzonte stabile e definito ma uno vibratile e dinamico. Mentre il fondo del quadro è imprendibile per le qualità della luce e del colore, i segni lo sono perché tutti in rapporto tra loro, continuandosi, intrecciandosi visivamente.
Ma questi segni sono inafferrabili anche perché ambigui: essi sono indistintamente angolari e piani, leggeri e corposi e ci appaiono talvolta superficiali, talvolta mischiati allo spazio. A questa ambiguità ne corrisponde una nell’arte, sia per l’artista sia per colui che osserva: l’esperienza della visione e dell’immagine accade sempre su piani paralleli e sovrapposti, quello del corpo e quello della mente, quello del progetto e quella della realizzazione, quello dell’idea e quello della realtà. (FMC)

Senza titolo