ARCHITETTURA DI LUCE
Enrica Borghi
2004
Tecnica
Installazione
Materiale
Bottiglie di plastica, sacchetti di polietilene
Misure
682x279 cm
Provenienza
Opera donata dal Premio Nazionale Arti visive Città di Gallarate nel 2006
N. Inventario
1189
Architettura di luce nasce come intervento site-specific, progettato dall’artista per la vetrata centrale di Palazzo Minoletti a Gallarate. L’installazione, realizzata in occasione di ZAT-Zone Artistiche Temporanee XXI/XXII Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, era pensata come una sorta di tendaggio trasparente e colorato, un’enorme vetrata fatta con fondi di bottiglia, caleidoscopica e attraente superficie capace di trasformare lo spazio in cui viene inserita. L’opera è costituita da una seri di pannelli formati da migliaia di fondi di bottiglie di plastica colorati, tagliati e intrecciati tra loro tramite fascette anch’esse in plastica. Proprio per questa sua caratteristica modulare infatti l’installazione di Enrica Borghi può essere riallestita anche indipendentemente dall’architettura originale per cui è stata progettata. Altro elemento fondamentale nella realizzazione dell’opera, e che caratterizza in generale l’estetica dell’artista è l’utilizzo di materiali di scarto e di riciclo che attraverso un’operazione semplice ed artigianale viene risignificato e trasformato in un oggetto estetico. In merito scrive l’artista “In questi rifiuti c’è dentro tutta la nostra quotidianità” e ancora, “in questi intrecci ritrovi il supermercato, la panetteria…tutto quello che è lo scarto è simbolo di tante storie, una maglia di relazioni, un diario che racconta. E' comunque una speranza che questi rifiuti, attraverso il fare, l’elaborazione, la minuzia, possano diventare altre storie. Le opere che creo sono fatte di rifiuti ma sono delle poesie, dei sogni e rimandano sempre a qualcosa di bello”.
Interessante è anche il processo attraverso cui l’opera è stata costruita, ovvero un’azione collettiva in cui sono stati coinvolti studenti e volontari del territorio. La realizzazione dell’opera si è così trasformata in un dispositivo, una piattaforma di occasione per lo scambio e il confronto reciproco. (AC)