24 marzo 2019–15 settembre 2019
La mostra
La mostra mette in luce i differenti ambiti di ricerca in cui l’opera di Stefano Cagol (Trento, 1969) si muove in relazione a questioni emergenti e sensibili della nostra contemporaneità, inesorabilmente interconnesse tra loro, quali l’attenzione all’ambiente, il cambio climatico, le sorgenti energetiche e il mutamento dei confini.
Il percorso espositivo raccoglie così una selezione di progetti a lungo termine che l’artista ha sviluppato nel corso degli ultimi anni attraverso attività di esplorazione, spedizioni, dal Mediterraneo al Polo Nord, sperimentazioni e dialoghi con filosofia, scienza e tecnologia.
La mostra, tra grandi videoinstallazioni, opere fotografiche e scultoree, si articola così in un allestimento fluido, appositamente pensato per gli spazi del museo.
In relazione a questa prospettiva risulta particolarmente significativo il titolo della mostra che prende spunto e rielabora il titolo del celebre libro di Timothy Morton “Iperogetti. Filosofia ed ecologia dopo la fine del mondo”. Secondo Morton gli Iperoggetti sono “entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo”; “Gli iperoggetti ci obbligano a riconsiderare le idee fondamentali che ci siamo fatti su ciò che significa esistere, su cos’è la Terra, su cos’è la società”. La teoria degli Iperoggetti ridefinisce e permette di approfondire la pratica di Stefano Cagol sia in termini contenutistici, in riferimento a temi davvero globali, che metodologici. In questa direzione la mostra, infatti, testimonia una serie di progetti estesi che, essi stessi, possono essere definiti “iperoggetti”, tra cui l’attraversamento dei confini di “The End of the border (of the mind)”, l’intervento “The Ice Monolith” alla 55° Biennale di Venezia per il Padiglione Maldive e il viaggio-ricerca “The Body of Energy (of the mind)”, che ha coinvolto istituzioni di tutta Europa, dalla Norvegia a Gibilterra.
Emerge così una figura di artista-ricercatore, esempio e precursore di un approccio all’arte come esperienza di conoscenza.
La mostra personale di Stefano Cagol è accompagnata da un libro arricchito da un testo critico del curatore Alessandro Castiglioni e da un’inedita traduzione italiana del saggio “Terra incognita: esporre il ghiaccio nell’Antropocene” di Julie Reiss*, estratto dal volume di recente pubblicazione Art, Theory and Practice in the Anthropocene.