27 febbraio 2022–08 maggio 2022
La mostra
La parola Melancholia sintetizza una serie di molteplici questioni a cui la mostra fa riferimento: dal temperamento saturnino che, secondo la tradizione medievale, è sempre stato caratteristico dell’artista, ai molteplici riferimenti alla storia dell’arte e soprattutto a quella del cinema.
“L’amore per il cinema – afferma Chiara Dynys - mi accompagna da quando ero bambina, nutrito e incoraggiato da mia madre a cui dedico questo progetto. Tali suggestioni hanno contribuito a dare al mio lavoro un taglio ben definito sin dagli esordi in cui creavo forme geometriche, senza un centro individuabile, attraverso un uso trasgressivo e “cinematografico” dei materiali che, trasfigurati in qualcos’altro, esprimevano uno straniamento che nel tempo si è trasformato nella rappresentazione di un non luogo, abitato dallo spaesamento dei sogni e dallo sradicamento”.
Nella mostra la poetica dell’artista è disvelata attraverso le suggestioni che le giungono da alcuni registi centrali nella storia del cinema, da Roberto Rossellini a Lars Von Trier, da Jane Campion a Federico Fellini. La luce e lo spazio trasfigurano le narrazioni e le immagini in movimento e attraversano gli ambienti del percorso espositivo, appositamente pensato per il MA*GA.
Tra le opere esposte anche il suggestivo ciclo dei Kaleidos, forme riflettenti che modificano la percezione e ingannano la vista dello spettatore, come suggestioni racchiuse in un caleidoscopio.
“Ciò che permea il mio lavoro - continua Chiara Dynys - è un sentimento di non appartenenza, un vuoto da collocare altrove, nella sofferta cornice del non sentirsi mai nel proprio posto. Ecco perché la scelta di quattro registi che raccontano tale disagio declinato in mondi diversi: un contesto australiano senza spiritualità; un viaggio magnifico per l’Italia ma senza più amore; una stanza riempita dalla musica, che però sarà disintegrata; e infine un pianeta in cui tutto l’irrisolto non conta perché si attende la collisione fatale. Si tratta di realtà che rappresentano un ponte spazio-temporale tra quello che vivo quotidianamente e quello che è il mio lavoro di artista”.
In occasione della rassegna, negli spazi della biblioteca dell’HIC - Hub degli Istituti Culturali della Città di Gallarate, verrà presentata l’installazione permanente Enlightening Books, donata al museo grazie a WEM, Empowering Art Platform, innovativa piattaforma che ha l’obiettivo di trovare nuove forme di diffusione e supporto alle arti visive contemporanee.
“Chiara Dynys è un'artista che siamo estremamente felici di ospitare al MA*GA - dichiarano Sandrina Bandera ed Emma Zanella, rispettivamente Presidente e Direttore del Museo MA*GA - perché ha avuto modo di incontrare la storia del museo diverse volte. Chiara Dynys ha partecipato alle mostre Premio Gallarate nel 1989 e nel 1995 ed è stata tra i vincitori del Premio nel 2004 con un lavoro, TUTTO/NIENTE, che ha attraversato la città in modo emblematico e che oggi si trova nella collezione permanente del museo. Questa storia e l'importanza dell’artista nella scena italiana e internazionale, motivano la mostra al Museo MA*GA, come momento di approfondimento e di valorizzazione dell'arte italiana, parte fondamentale della mission del museo”.
“La mostra - ricorda il curatore Alessandro Castiglioni - è una mappa per perdersi all'interno dell’opera di Chiara Dynys, per scoprirla e rileggerla alla luce di chiavi interpretative che non sono né cronologiche né tematiche bensì, come le opere stesse di Dynys, prendono la forma di luoghi in cui incontrare e incontrarsi: camminare attraverso labirinti, farsi sorprendere da luci, fantasmi e specchi, mettere alla prova la capacità di vedere e capire, farsi travolgere dai desideri fatui dell’inconscio e varcare le soglie della percezione”.
L’esposizione sarà arricchita dalla monografia “Chiara Dynys and the Filmic Imaginary” (Skira) che approfondisce, in una prospettiva storico-critica, le riflessioni proposte in mostra.
L'artista
Chiara Dynys è una delle più rilevanti artiste italiane contemporanee. Il suo lavoro è studiato e presentato da molte istituzioni italiane e internazionali. Tra i musei italiani che hanno ospitato il suo lavoro si ricordano il MART di Rovereto (2005 – 2011), il Museo del Novecento di Milano (2012), la Galleria Nazionale Arte Moderna e Contemporanea di Roma (2013), il Museo Correr di Venezia (2019), Villa e Collezione Panza di Varese (2009 – 2021), il Museo MA*GA di Gallarate (2022).
Chiara Dynys ha partecipato a mostre dedicate all'arte del XX e del XXI secolo e che hanno posizionato il suo lavoro come un riferimento per gli studi dedicati al rapporto tra spazio e luce, interventi installativi e linguaggi concettuali. Tra esse si ricordano Aspectos da Pintura Italiana: do Após - Guerra aos Nossos Dias, Museu Nacional de Belas Artes di Rio de Janeiro e Museu de Arte di San Paolo (1989); Where? L'identité ailleurs que dans l'identification, Musée d'Art Moderne di Saint-Étienne (1992); La forma del mondo, PAC Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (2000); Light Art from Artificial Light, ZKM - Museum für Neue Kunst, Karlsruhe (2006); La parola nell'arte, MART, Rovereto (2007); VII Moscow Biennale, Arkhangelskoye, Mosca (2017); Sounlines of contemporary art, ICAE Armenia, Yerevan (2018).Tra le istituzioni che hanno ospitato il lavoro di Chiara Dynys si ricordano inoltre il Centre d'Art Contemporain di Ginevra (1996), il CIAC - Centre International d'Art Contemporain di Montréal (1997), la Städtische Galerie di Stoccarda (1999), il Museo Cantonale di Lugano (2001 - 2015), la Quadriennale di Roma (1986 - 2005), il Bochum Museum, Bochum (2003), il Kunstmuseum di Bonn (2004), il Wolfsberg Executive Development Center, Wolfsberg (2005), lo Spazio -1, Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, LAC, Lugano (2012), il MASI di Lugano (2018), Palazzo Maffei Casa Museo di Verona (2021).