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Pecchini: opere - installazioni

Il luogo della soglia

18 maggio 2003–29 giugno 2003

La mostra

Le opere, il pensiero e le azioni stesse di Pecchini sono guidati dalla convinzione che la casualità non può e non deve esistere, che le ragioni profonde del fare debbano costituire il punto da cui partire e per il quale sostenere, anche ridefinendole, le proprie posizioni.
Le opere di Pecchini, più che chiuse forme tradizionali, sono luoghi fatti di sospensioni temporali in cui l’arte si dà come miracolo alchemico, sono “situazioni dove le immagini attendono nude, attendono di essere abitate, cercano nell’assenza l’attesa di nuove presenze”. 
Fare scultura è progettare non la singola forma bensì lo spazio, simbolico e sacro dell’arte e dell'esistenza, è 
Nei suoi lavori luoghi, situazioni, personaggi, avvenimenti non sono mai dettagliatamente descritti e raccontati. Anzi, spesso proprio il nucleo tematico principale si rivela attraverso impercettibili segni, presenze che non sono più, simboli forti e universali che, da soli, veicolano una rete di significati e di rimandi nel tempo e nella storia.
La forte carica simbolica del suo lavoro è leggibile in tutte le opere esposte. La concezione antimonumentale della scultura, dalla quale eravamo partiti, prende corpo proprio dalla volontà di Pecchini di spostare il limite entro il quale si colloca la costruzione plastica, di progettare e mettere in atto luoghi più che forme scultoree, e principalmente luoghi non duraturi, ottenuti con materiali anche fragili, con interventi anche minimi, con un'attenzione all'ambiente in cui l’opera si inserisce tale da rendere irripetibile ogni singolo progetto, il quale si piega e si modifica in base alle circostanze che lo accolgono.
Le sue opere, tuttavia, non sono affatto effimere. Al contrario, la caduta e lo sbriciolamento del tempo vengono in esse ricomposte e salvate proprio grazie alla rilettura dei simboli e di antiche mitologie che affluiscono nel suo lavoro e alla rigorosa attenzione progettuale che lo porta a controllare ogni scelta formale.
La dimensione dei suoi lavori, dalle piccole reliquie ai grandi ambienti, la selezione delle materie prevalentemente calde, con cui e su cui ama lavorare, il rigore compositivo che lo porta a calibrare pieni, vuoti, spazi, tempi dell'opera e, infine, la meticolosità con cui ogni elemento viene controllato, sono solo alcuni indizi che ci svelano uno scultore attento agli echi poetici della realtà ma anche alle necessità proprie del linguaggio dell’arte.

L'artista

Antonio Maria Pecchini è nato a Busto Arsizio nel 1947. Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Brera insegna dal 1974 Discipline Plastiche e Educazione Visiva al Liceo Artistico “Paolo Candiani” di Busto Arsizio, città nella quale vive e lavora.
Svolge dal 1969 attività artistica attraverso rassegne collettive di carattere nazionale e internazionale ottenendo lusinghieri riconoscimenti.
Esegue per il Comune di Castellanza (VA) nel 1981 alcune vetrate artistiche e nello stesso anno per la chiesa di San Giacomo a Bienate (MI) realizza il rosone. Nel 1983 progetta la vetrata absidale per la chiesa della Beate Anwarite Mengapeta in Kinshasa (Zaire), mentre nel 1984 sistema, per il Comune di Castano Primo, l'area cimiteriale destinata a “Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre"; nell'occasione il Comune gli allestisce una mostra personale a Villa Rusconi. 
Alla fine degli anni '80 in collaborazione con alcuni critici d'arte (Patrizia Fiorillo, Marina De Stasio. Massimo Bignardi, Emma e Silvio Zanella, Claudio Cerritelli) si fa promotore di un’aggregazione d’artisti (Cattini, Cazzola, Castagno, Cei, Conconi, Corni, Lovaglio, Marelli, Braghieri, Borghi, De Palma, Rossetti), con i quali organizza alcune mostre itineranti in ambito nazionale, mentre con un gruppo di artisti giapponesi, dal 1992, propone alcuni scambi culturali nei due territori sotto la denominazione “SENZA FRONTIERE”.
Sue opere sono conservate presso le Civiche Raccolte dei Comuni di Milano e di Busto Arsizio; presso il Palazzetto dell'Arte di Foggia; presso il Museo Giovanni Tancredi di Monte Sant'Angelo (FG); nel Museo Cesare da Sesto a Sesto Calende (VA) e presso la Pinacoteca Villa Soranzo a Varallo Pombia (NO)
Tra le personali si ricordano: Mnemos, Villa Rusconi - Castano Primo nel 1984, Isole del tempo, Centro Culturale San Fedele – Milano e Isole del tempo, Fondazione Torre Colombera - Gorla Maggiore (VA) nel 1998.