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Albisola futurista

La grande stagione degli Anni Venti e Trenta. Dagli Anni Cinquanta alle rivisitazioni ceramiche di oggi: Nespolo/Lodola/Laveri/Marsiglia

23 marzo 2003–04 maggio 2003

La mostra

Alla Civica Galleria d'Arte Moderna viene ospitata una mostra, curata da Fabrizia Buzio Negri e Riccardo Zelatore, che restituisce lo spirito di un periodo indimenticabile e, insieme, lo stimolo a riscoprire un'attività, quella della ceramica d'arte, che ha rappresentato, e rappresenta tuttora, uno straordinario fattore di crescita non solo culturale ed artistica, ma anche economica e sociale dell’intera comunità savonese.
Per un lungo, intenso periodo tra gli anni Venti e Trenta Albisola e Savona condividono con Faenza il primato italiano nella ceramica d’arte e balzano alla ribalta nazionale abbracciando la bandiera del Secondo Futurismo, inaugurato da Balla, Depero e Prampolini all’Esposizione Internazionale di Parigi nel 1925, percorrendo con decisione e spregiudicatezza la strada dell’avanguardia artistica e del rinnovamento dei mezzi espressivi.
Grazie e attorno alla poliedrica e vitalissima personalità di Tullio d‘Albisola questo tratto della riviera ligure si trasforma in un vero epicentro di cultura e di arte, così da attirare esponenti di spicco del futurismo italiano, impegnati in un creativo fervore sotto lo sguardo attento e compiaciuto dell’accademico d‘Italia Filippo Tommaso Marinetti, che con Tullio d'Albisola firma nel 1938 il “Manifesto della Ceramica e Aeroceramica”. In questa occasione la ceramica dimostra le sue più estese ed impensate possibilità prestandosi alle più audaci e provocatorie esigenze della nuova estetica: cade infatti la barriera tra arte e prodotto commerciale, tra oggetto apparentemente banale della vita quotidiana e creazione originale dell'artista. Questa rivoluzione non poteva che avvenire nelle botteghe dei figuli albissolesi, eredi di una millenaria tradizione artigianale in cui il decoro e lo stile non è dissociabile dalle caratteristiche formali e funzionali del manufatto.
Solo tenendo presente questo retroterra è possibile cogliere le implicazioni successive, anch'esse documentate nella mostra: lo spazialismo di Fontana, il segno forte lasciato negli anni ’50 da autori come Lam, Jorn, Capogrossi, Sassu, Fabbri, Crippa, Scanavino, le sperimentazioni formali e materiche che hanno attraversato gli anni Sessanta e Settanta, fino alle esperienze di artisti contemporanei come Giorgio Laveri, Marco Lodola, Vincenzo Marsiglia e Ugo Nespolo, che con i loro lavori estendono fino ai giorni nostri l’orizzonte ideale della tradizione artistica albissolese nel segno di una incessante ricerca espressiva. Esperienza esemplare dunque: non tanto e soltanto per la qualità culturale ed artistica che ha saputo esprimere, ma anche e soprattutto perché disvela le potenzialità enormi della ceramica che, seppure spesso sopite, possono, se opportunamente colte, sollecitate e intelligentemente declinate, rivelarsi ed esplodere in altissimi momenti creativi.

Artisti in mostra
Tullio d’Albisola, Virio Agamennone, Manlio Trucco, La Fenice, Torido, Ivos Pacetti, M.G.A., ILSA, P.S.Rodocanachi, Francesco Messina, Dino Gambetti, Alf Gaudenzi, Fillia, Romeo Bevilacqua, Mario Anselmo, Diulgheroff, Torido, Spica, La Casa d’Arte, La Fiamma, Ivos, Bruno Munari, Nino Strada, Agenore Fabbri, Lucio Fontana, Farfa, Corneille, Aligi Sassu, Asger Jorn, Giuseppe Capoogrossi, Wilfredo Lam, Giovanni Poggi, Franco Garelli, Emilio Scanavino, Giorgio Laveri, Marco Lodola, Vincenzo Marsiglia, Ugo Nespolo.