22 maggio 1988–25 giugno 1988
La mostra
Vittore Frattini, a cui è dedicata la presente mostra antologica, dedica, come scrive Silvio Zanella, “al segno, alla traccia, al gesto pittorico, il compito di raccontare gli eventi che nascono sul piano della tela. Altro tratto caratteristico di Frattini è il perpetuo amore per la linea orizzontale che suggerisce l’espandersi dell’immagine oltre i limiti del dipinto e che in un certo momento dell’evoluzione pittorica ha spinto l’artista a realizzare anche opere su rotoli di libera tela, non tese su telaio, ed opere ambientali e spaziali. Con lo scorrere degli anni, il colore diventa limpido, luminoso e cromatico. Non solo, anche il suo linguaggio diventa più nitido: la linea segno-colore-luce diventa vitale e musicale”.
L'artista
Conseguita la maturità artistica, nel 1957 entra all’Accademia di Brera. Nello stesso anno esordisce pubblicamente nella sua prima mostra personale al Casinò di Sanremo. Espone al Grand Palais des Champs Eliseès al “Salon” di Parigi”.
Successivamente espone alla galleria Spotorno di Milano presentato da Carlo Munari. Espone poi alla galleria Cassiopea di Torino e alla Viotti. Nella seconda metà degli anni Sessanta, promuove con alcuni amici la rassegna “Cun-Art” a Cunardo. Nello stesso periodo espone al Museo della Permanente di Milano, con presentazione di Renato Guttuso, e negli Stati Uniti, sia a New York che a Washington. È inoltre invitato alla Biennale d’incisione a Venezia, alla" Grafica" al Salon Likum a Zagabria, alla Biennale di Brera alla VIII Quadriennale di Roma e al Premio Ramazzotti (Palazzo Reale, Milano), alla Burdeke di Zurigo, alla Galleria Flaviana di Locarno e alla galleria Mosaico di Chiasso. Negli anni Settanta partecipa con il padre Angelo alla fondazione del Liceo Artistico Statale di Varese di cui viene nominato direttore.