10 aprile 1988–07 maggio 1988
La mostra
Giancarlo Sangregorio è una figura di spicco nel panorama scultoreo della seconda metà del nostro Novecento.
Le opere di Giancarlo Sangregorio sono custodite in raccolte private e pubbliche italiane ed estere; numerosi anche i monumenti in diverse città europee. Convinto sostenitore dell’idea che l’arte sia un avvenimento e non una categoria, ha sempre evitato la sterile autoriflessività formalistica, sottraendosi alla ripetitività.
Tutta la sua produzione non segue una logica consequenzialità, ma ha in sé il senso dell’andare oltre. L’artista, secondo Sangregorio, deve restare al di fuori del processo che si sviluppa, lo rende possibile, ma non lo determina. Tutti i lavori sfuggono alla definizione di scultura tradizionale e ne mettono in discussione l’idea e la possibilità stessa di esistere. I criteri abituali di orientamento sono sradicati; ogni scelta di Sangregorio è un evento che apre altre prospettive, dagli elementi plastici in gommapiuma, alle pitture rupestri materializzate tra le rocce, dall’esperimento della pietra levitante, ai carboni e ai legni bruciati, sino al vetro che sublima la materia e libera dal peso, e all’uso del feltro.
In tutto il suo percorso Sangregorio continua a dare prova di una rinnovata visione del lavoro scultoreo, sempre e comunque all’insegna di una caratteristica coerenza di fondo.
L'artista
Giancarlo Sangregorio nasce a Milano nel 1925. Terminati gli studi classici, frequenta i corsi di scultura all’Accademia di Brera a Milano, sotto la guida di Marino Marini. Di quel periodo sono le sue prime importanti mostre di gruppo nelle principali città italiane. Esordisce nel 1949 partecipando alla grande mostra di scultura Premio Internazionale Città di Varese allestito a Villa Mirabello e nel 1950 partecipa al Concorso d’arte contemporanea presso la Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma.
Dal 1950 a 1958 soggiorna in Versilia dove modella figure in ceramica e lavora il marmo delle Alpi Apuane.
Da allora partecipa alle maggiori manifestazioni d’arte internazionali. È presente alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Biennale di scultura di Carrara. A partire dagli anni Sessanta incomincia una intensa attività espositiva in tutta Europa: Bruxelles, Düsseldorf, Stoccarda, Locarno, Basilea, Colonia, Friburgo. Nel 1960 è presente anche al Salon des Réalitées di Parigi e nel 1964 è di nuovo invitato alla Biennale di Venezia.
L’artista approfondisce poi la cultura dei popoli indoeuropei, tali approfondimenti lo conducono intorno agli anni Settanta lungo le rotte della “via della seta”, attraverso Kirghizistan e Uzbekistan, passando per Samarcanda e Bukhara. Significativa anche la ricerca sulle Impronte, esposte alla Fondazione Mudima di Milano nel 1994, con pubblicazione di un libro introdotto da Enrico Baj e Roberto Sanesi.